La necessità di far riemergere la violenza, il dolore, la sopraffazione, le scelte politiche e culturali di quel tempo deve partire anche da una riappropriazione “dal basso” delle ultime memorie private e pubbliche rimaste di quel tempo. Rileggere anche solo una foto mandata dal fronte, una lettera, la dicitura di un documento ufficiale o la rappresentazione dei popoli colonizzati fatta tramite la nascente cultura di massa delle pubblicità o delle riviste popolari, potrà aiutare a ricostruire l’origine di tanti stereotipi visuali, raffigurativi e culturali che dominano ancora la nostra cultura. I materiali saranno raccolti tramite un appello pubblico alla popolazione, poi saranno scansionati e/o fotografati, e gli originali saranno sempre restituiti ai legittimi proprietari, per non privarli di ricordi spesso intimi e familiari.

Accanto al recupero di documenti privati verrà svolta un’attenta ricerca negli archivi storici e nelle biblioteche, alla ricerca di materiali spesso resi invisibili per via della loro mancata esposizione. Parallelamente sarà essenziale costruire una serie di relazioni con fondazioni, associazioni, università, centri ricerca, istituti d’arte con sedi nei territori ex colonie italiane, che si interessino delle questioni coloniali, per raccogliere anche in loco la stessa tipologia di materiali tratti da archivi privati e familiari o pubblici.

La prima fase, che in realtà resterà un’attività continua dell’archivio nel tempo, vedrà il lancio dell’appello pubblico rivolto a tutti i cittadini italiani per la raccolta dei materiali. La schedatura avverrà con i criteri di catalogazione adottati dall’Istituto Centrale per il Catalogo Italiano, seguendo le specifiche dei diversi tipi di materiali. A questa scheda verrà aggiunta una parte legata al “vissuto” dell’oggetto e del donatore. Verrà infatti chiesto al donatore di raccontare la storia della sua relazione con quel dato documento, quale ne sia la natura. In questo modo si realizzerà un archivio “affettivo” degli oggetti donati, nel quale ciascun fruitore potrà anche leggere una storia personale.

Tutti i materiali formeranno non solo un luogo virtuale di raccolta, ma costruiranno una piattaforma per l’attivazione di azioni che Routes Agency di volta in volta proporrà a artisti visivi, performer, scrittori, musicisti e compositori, danzatori, illustratori e grafici, architetti e designer, filmaker e videoartisti perché possano, partendo dal patrimonio acquisito, renderlo vivo nel nostro presente. L’arte contemporanea, in qualsiasi forma disciplinare si manifesti, ha la possibilità di connettere la memoria del passato con le urgenze del nostro oggi creando discorsi, metafore, immagini che raggiungono il pubblico non solo razionalmente ma anche sensorialmente, corporeamente e emotivamente. Dunque l’archivio produrrà lavori artistici in site specific che saranno sia mostrati materialmente in performance dal vivo, sia in esposizioni, ma che saranno anche sempre documentati nel sito internet dell’archivio, divenendo essi stessi parte di quel patrimonio.  

L’archivio dedicherà particolare attenzione al rapporto con le scuole, organizzando attività di didattica sperimentale, workshop e corsi di aggiornamento per studenti e docenti, mettendo in connessioni i molti professori già attivi nelle scuole di ogni ordine e grado con gli artisti, allo scopo fondamentale di avvicinare le nuove generazioni alla tematica degli stereotipi e delle rappresentazioni razzializzate, per lavorare sulla costruzione di un senso della cittadinanza nuovo, attento e pienamente inserito in un contesto interculturale. A questo scopo si creeranno interscambi tra scuole italiane e scuole nei territori delle ex colonie italiane attraverso workshop e corsi condivisi, sia per studenti che per docenti, in maniera da trovare punti di incontro e di confronto non solo sul passato ma anche sulle visioni e le necessità del presente.

Corsi di formazione gratuiti per insegnanti di scuole di ogni ordine e grado che vogliano essere aggiornati sulle tecniche di diffusione della conoscenza su tematiche legate al periodo coloniale in Italia e al presente interculturale saranno costantemente organizzati dall’Archivio IpC avvalendosi della collaborazione di uno dei partner del progetto, l’IRSIFAR, che vanta una pluriennale collaborazione con le scuole e che ha già organizzato numerosi corsi di aggiornamento per professori. L’Archivio IpC intende creare corsi sperimentali che coinvolgano gli insegnanti di scuole di ogni ordine e grado non solo come ascoltatori passivi, ma come attori chiamati a una forte interattività. Durante i corsi altri professori o operatori racconteranno anche esperienze già fatte, in Italia e all’estero, come exempla virtuosi di lavoro.